di Grazia Garlando
La chiamano amichevolmente “Il dito di Corsica”. Una lingua di terra nordica che si allunga nel mare per 40 km, e che rappresenta la parte più rurale e naturalistica dell’intera isola. Dove la tranquillità regna sovrana tra piccoli centri dal sapore antico in cui il ritmo della vita batte lento. E la natura disegna dietro ogni curva uno spettacolare intreccio di spiagge e boschi lungo il mare cristallino.
E’ Bastia, la vivace capitale della Corsica del nord, la porta d’accesso per l’ascesa a Cap Corse. Bastia con la sua enorme piazza San Nicola che è la più grande di Francia; i suoi caratteristici carughju costeggiati da case alte con imposte colorate e tetti grigi in scisto, la roccia sedimentaria locale; l’antica cittadella con la sua monumentale bastiglia che ospita l’ex Palazzo dei Governatori e si affaccia sull’arcipelago toscano con una vista spettacolare; la candida Cattedrale di Santa Maria Assunta che custodisce una preziosa Vergine in argento puro e affianca la casa in cui visse un piccolissimo Victor Hugo; la lunga spiaggia ai confini della città ma irraggiungibile a piedi, che si scorge nitidamente dal maestoso ex convento di Santa Chiara ora abbandonato; gli spettacolari Giardini Romieu a strapiombo sul mare; il vecchio porto dominato dalla chiesa di San Giovanni Battista, la più grande di tutta l’isola e dedicata al santo patrono cittadino, costeggiato da ristorantini tipici che la sera lo accendono di luci e movimento. Bastia con il suo aperitivo tipico che si chiama proprio Cap Corse, da degustare direttamente nel negozio fondato un secolo fa dal suo creatore Luigi Napoleone Mattei sotto l’antico stabilimento: la leggenda racconta che la notte la sua presenza aleggi ancora tra bottiglie e banconi…
Basta una manciata di minuti per raggiungere Cardo, minuscolo villaggio di pietra sulle colline di Bastia che le piccole abitazioni medievali, i ruderi di antichi forni e le niviere in cui si custodiva il ghiaccio hanno mantenuto in un clima davvero fiabesco. E’ una sorta di ingresso nell’atmosfera antica e rurale delle piccole località che caratterizzano l’intera Cap Corse, prime tra tutte l’incantevole Erbalunga, un dedalo di vicoli e piazzette con le case che sorgono praticamente a pelo d’acqua, dominate dalla cinquecentesca Torre Genovese costruita a scopo difensivo. Le torri sono una presenza importante nella storia del “dito” corso, sempre esposto al pericolo dei nemici provenienti dal mare, e infatti lungo tutta la costa se ne contano una trentina: c’è anche quella in cui fu esiliato il filosofo Seneca, vicino al Passo di Santa Lucia. Alternate a grandi statue di santi, simboli invece della sua forte religiosità, ancora molto profonda grazie alla presenza di numerose confraternite con le loro cappelle private dette “casazze”, e testimonianze sacre. Sul versante opposto, infatti, l’altrettanto pittoresca Nonza, a strapiombo sul mare e risalente addirittura all’Alto Medioevo, conserva proprio la chiesa di Santa Giulia, dedicata alla toccante storia della santa patrona di Corsica, oltre, anche qui, alla settecentesca Torre Paolina.
Si sale ancora, ondeggiando tra i tornanti che giocano continuamente a svelare e nascondere, tra strapiombi impressionanti, boschi di castagni e querce e spiagge paradisiache dai colori intensi al profumo di elicrisi, come quella di Luri, della L’Ambada e di Lotu, dove può perfino capitare di trovarsi a tu per tu con qualche mucca che si gode il sole. E’ l’anima rurale di questi luoghi che si mescola continuamente a quella storica. Per questo vale certamente la pena una sosta nella minuscola Canari, soltanto 326 abitanti, una preziosa chiesetta romanica del 12° secolo e un convento cinquecentesco che custodisce nelle sue cantine il Conservatorio del Costume Corso, con tutti i costumi tradizionali locali dal 1840 al 1900, maschili e femminili, per ogni occasione e stato sociale. Ma anche al Passo di Teghime, col suo panorama spettacolare grazie all’affaccio da un lato sull’Italia e dall’altro sul francese deserto delle Agriate, fatto di macchia e di roccia, in cui tra le vecchie casette di pastori disabitate convivono ora soltanto cinghiali e serpenti: chi se la sente può anche attraversarlo, e infatti è meta prediletta di motociclisti avventurosi. Sarebbe curioso salire anche fino al fatiscente Imiza, per scoprire un paesino ormai abbandonato a causa della totale mancanza di strade percorribili con qualunque mezzo di trasporto e raggiungibile solo a piedi, ma i tempi e la fatica lo sconsigliano.
Molto più agevole raggiungere la località di Patrimonio, molto nota per i suoi estesissimi vigneti, e dove sorge la chiesa barocca di San Martino, ricca di testimonianze relative al celebre santo e affacciata sull’ex quartiere generale di Pasquale Paoli, figura politica fondamentale nella storia dell’isola. Domina un crinale montuoso popolato di antiche case arroccate alte come torrette e riunite in piccolissimi borghi, in cui le famiglie stringevano alleanze solidali al solito scopo di difesa dalle invasioni nemiche. Sono abitati ancora adesso, ma sembrano essersi fascinosamente fermati a secoli fa. Sarà che qui vige da sempre la dolce filosofia della mureillette. Vale a dire, sedersi sui muretti a chiacchierare in tranquillità, godendosi il sole e la vita. Del resto, a ogni passo, a ogni sosta la generosa gente di Cap Corse non perde occasione per offrire qualcuno dei suoi tanti prodotti tipici: dal brocciu al presutto (formaggio e prosciutto tipici), dal Muscat (pregiato vino locale di uva malvasia che ben si accompagna a dolci e fois gras) al miele di corbezzolo, dal cedro candito al vino d’arancio. O per invitare a gustare in compagnia il goloso aperitivo tipico a base di beignets de fromage (polpettine di brocciu) e Cap Corse.
Poi, lasciandosi alle spalle ancora tanti deliziosi villaggi, da Centuri a Pino, da Santa Severa a Macinaggio, da San Martino di Lota a Figarella, si ridiscende a St.Florent, ai piedi di Cap Corse, piccola e raffinata località turistica affacciata su un golfo di acqua trasparente e incentrata intorno alla piazzetta dove troneggia la Fontana con le Ranocchie, che rappresentano il simbolo della città. Ma preferiamo non svelare il perché.
Raggiungere la Corsica con i traghetti di Corsica Ferries, attivi tutto l’anno da Savona e Livorno, è un’esperienza anche culinaria.
I ristoranti di bordo propongono menù mediterranei e gastronomici che si ispirano alla cucina italiana e francese, con un’attenzione particolare a specialità, profumi e sapori delle due isole: dal pesce ai formaggi, dai primi piatti ai salumi, accompagnati da una fornitissima carta di vini e Champagne.
Da quest’anno, inoltre, sono stati introdotti anche piatti appositamente pensati per persone affette da celiachia, che comprendono sia i pasti principali che la colazione e gli snack.
Dormire: si entra nello spirito itinerante all’originale Hotel Les Voyageurs di Bastia, dove tutte le stanze sono arredate sul tema dell’invito al viaggio.
Mangiare: i ristoranti panoramici L’Esquinade di Erbalunga e A Sassa di Nonza propongono ottimi e insoliti piatti di pesce freschissimo da gustare affacciati sul mare; per chi preferisce assaggiare tutte le specialità tipiche corse, consigliatissimi i ristoranti Stalla Sischese di Sisco, e Cotè Marine sul vecchio porto di Bastia.
Info:
AGENCE DU TOURISME DE LA CORSE; ATOUT FRANCE
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C’è un pezzetto di Sicilia di cui, turisticamente, si parla poco. Ed è un vero peccato. Perché di ricchezze ne ha da vendere: mare e natura, storia e cultura, borghi gioiello e terme naturali. È quello che si trova all’estremità nordoccidentale dell’isola intorno alla provincia di Trapani, noto anche come la Terra degli Elimi dal nome dell’antichissimo popolo di origine italica che la abitava. E che, secondo l’ipotesi più accreditata, avrebbe dato origine al popolo dei Siculi.