Chi ha detto che Minorca è una meta turistica prettamente estiva? Avete mai visto i caratteristici mercatini di Natale, primi tra tutti quelli di Maó, o le piste di pattinaggio allestite a Ciutadella, a Sant Lluís e a Ferreries? Già dalla fine di novembre, l’isola si trasforma in un suggestivo scenario natalizio, con strade riccamente decorate di luci colorate e alberi addobbati da ghirlande. Nei suggestivi mercatini caratterizzati da casette in legno, artigiani, artisti e mercanti offrono i loro prodotti e regali: addobbi colorati e luccicanti, giocattoli in legno, castagne arrosto, mandorle caramellate, torroni caserecci, prodotti tessili, calzature; mentre nell’aria si diffondono le note dei folkloristici canti natalizi. Del resto, passeggiando tra le vie dell’isola è facile comprendere l’importanza che l’artigianato riveste in generale nell’economia minorchina: vetro, ceramica, ricami, tessuti, calzature, pellame, argento, bigiotteria, gioielleria, perle e tutto ciò che gli artisti provenienti da qualsiasi parte del mondo hanno introdotto nella tradizione locale. Ciò nonostante, è fuor di dubbio cheMinorca richiami pur sempre l’idea dell’estate e dei cocktail freschi da sorseggiare sui 216 chilometri di coste: spiagge, baie e calette che rappresentano la vera ricchezza dell’isola. Distese di sabbia fine lambite da acque verde smeraldo, molte ancora incontaminate e selvagge, e quindi meta prediletta di chi desidera una vacanza rilassante. E’ il caso della caletta Cala Macarelleta, un piccolo lembo di paradiso nascosto e raggiungibile solo a nuoto o a piedi. O della caratteristica s’Albufera des Grau, luogo del raro esemplare di lucertola nera simbolo delle Baleari, e per questo frequentemente riprodotto su t-shirt e sandali artigianali. Ma la natura si è divertita a disegnare anche altri angoli mozzafiato, primo tra tutti l’antico Camì de Cavalls, il sentiero dei cavalli, di cui pare che alcune parti risalgano addirittura al XIV sec: con i suoi 179 km cinge l’intera isola, consentendo di ammirarne tutte le bellezze passeggiando in bici, a cavallo o a piedi. Su www.isoladiminorca.com ne troverete tanti altri.
Giornate limpide, temperature miti e colori da tavolozza. L’incantevole autunno altoatesino offre parecchi motivi per regalarsi un piacevole stacco all’insegna di natura e gastronomia.
Tanto per cominciare, basta una passeggiata all’aria aperta, magari sul Sentiero delle castagne o sulla Strada del vino che in questo periodo rappresentano le due escursioni per eccellenza, per assistere al fenomeno delfoliage: le foglie si staccano dagli alberi assumendo intense tonalità rosse, gialle e arancio, o addirittura viola, verde e ruggine, in uno spettacolo naturale decisamente pittoresco. Cibo per l’anima, che non esclude però anche quello per lo stomaco.
La tradizione del Törggelen nell’autunno altoatesino
Siamo infatti in tempo di Törggelen, secolare tradizione contadina locale nata nelle zone di coltivazione delle viti (dal latino “torquere”: “spremitura del vino”). Si racconta che nel passato i vignaioli si riunissero a tavola dopo la vendemmia per festeggiare il vino nuovo. Accompagnandolo con una ricca scelta di prodotti tipici.
E ancora oggi è vivissima la tradizione di gustare con amici e parenti nei Buschenschänke o nei Hofschänke (le tipiche osterie dei contadini dei masi) ogni sorta di specialità locale: zuppe e canederli, carne affumicata e formaggi speziati, speck e salsicce, wurstel e crauti, naturalmente innaffiati da vino novello, mosto e distillati. Non manca il tipico pane locale a pasta madre prodotto secondo l’antica cultura contadina. Né i krapfen alle castagne o ai semi di papavero. Tantomeno le caldarroste, antica fonte di sostentamento perché con la loro farina si producevano pane, pasta, polenta, torte e miele; oggi si fanno anche birra e acquavite. Lo si fa nella Stube dei tipici masi o sulle terrazze esterne delle osterie contadine, rigorosamente dopo una passeggiata tra i boschi colorati.
Spiagge che sembrano distese di borotalco e acque trasparenti come il cristallo, vegetazione rigogliosa e terre rosse rocciose, cascate maestose e vulcani attivi, barriere coralline e foreste profonde, biodiversità e microclimi, multicultura e tradizioni. Sapori, colori, aromi. E popoli così accoglienti e calorosi da non crederci.
E’ tutto questo ad accomunare le pur variegate, incontaminate, profumate isole dell’Oltremare francese, veri e propri paradisi negli oceani dove il sole sorge e tramonta tutto l’anno regalando spettacoli di luci e di sfumature quasi irreali. Perciò se siete di quelli che preferiscono restare a casa durante le feste natalizie per poi concedersi una vera vacanza da sogno non appena gli altri rientrano, fateci un pensiero e puntate su una delle cinque scelte possibili. Con la comodità di trovarvi, per quanto geograficamente dall’altra parte del mondo, pur sempre in territorio francese, quindi senza bisogno di passaporto (è sufficiente la carta d’identità), pagamenti in euro e modalità sanitarie europee. Che non è poco.
Tanto per cominciare, nelle isole di Guadalupa è già in corso fino a fine febbraio il tradizionale carnevale lungo due mesi, occasione perfetta anche per festeggiare con il celebre rum artigianale locale in versione bianco, ambrato, invecchiato o punch. Ma potete anche rilassarvi con i trattamenti termali delle spiagge di argilla o con gli oli essenziali del Jardin de la Rencontre, scoprire animali locali come l’iguana dei Caraibi e il Ti racoon (l’orsetto lavatore) nel parco zoologico di Basse-Terre, creare bijoux con le pietre semi-preziose della riserva geologica di La Desirade, visitare il Memorial ACTe di Grande-Terre, centro culturale e museale sulla storia della schiavitù che si è aggiudicato il Premio Museo 2017 dal Consiglio d’Europa.
Tra il Mar dei Caraibi e l’Oceano Atlantico, sull’isola caraibica della Martinica, appartenente alle piccole Antille, da novembre ad aprile potete sperimentare la magia di raggiungere a piedi l’isolotto del Tombolo grazie all’oceano che in quel periodo si apre magicamente. Del resto, se vi piace camminare avete a disposizione ben 180 chilometri di passeggiate nel cuore della lussureggiante foresta tropicale, prima di uscire in mare a vedere i delfini e raggiungere l’Ilet Loup-Garou dove assistere alla deposizione delle uova delle tartarughe. Poi rilassatevi con un sorso di pregiato rhum agricolo locale, che conta ben quindici distillerie sull’isola aperte anche ai visitatori.
E’ il profumo della vaniglia, la melodia dell’ukulele, l’essenza dei fiori di Tiaré, il sapore del cocco ad aleggiare sulle isole di Tahiti, nella Polinesia francese, dove nessuno sfugge a Mana, la misteriosa forza vitale che avvolge tutte le 118 isole e atolli suddivisi in cinque arcipelaghi, disseminati nell’Oceano Pacifico su una superficie di oltre cinque milioni e mezzo di kmq pari a quella dell’Europa intera. Elogio della lentezza e del sorriso, tra il cuore verde e le spiagge di sabbia bianca, rosa corallina e nera vulcanica, vale assolutamente la pena una visita al sito sacro Le Marae de Taputapuātea, sull’isola di Raiatea, sorta di collegamento tra il mondo dei vivi e degli antenati diventato Patrimonio Unesco lo scorso mese di luglio; del resto la cultura locale è ricca di leggende e ritmi ancestrali, come le suggestive danze con il fuoco e i tradizionali giochi sportivi. E poi il tipico massaggio Taurumi, un bicchiere di vino bianco o rosè delle isole Tuamotu, piatti, danze e tatuaggi artistici, e le caratteristiche perle nere dono del dio Oro, il re del firmamento, che nascono nelle acque profonde delle lagune… Richiami irresistibili che hanno affascinato, per dirne uno, perfino il pittore parigino Paul Gauguin, di cui visitare la Maison du Jouir, vale a dire la casa sull’isola Hiva Oa nelle aspre e salvagge isole Marchesi che abitò a lungo.
E’ l’irresistibile atmosfera del leggendario far west a caratterizzare in gran parte la Nuova Caledonia, nel sud del Pacifico, una barriera corallina seconda soltanto a quella dell’Australia e una capitale, Noumea, che ricorda molto da vicino l’amabile Costa Azzurra. La costa occidentale è infatti vera e propria terra di cowboy, con ex coloni che vivono in ranch e fattorie immersi tra pianure e savane, dove i cavalli corrono in piena libertà. Mentre nella costa est permangono i villaggi della tribù dei Kanak, la millenaria popolazione locale che ancora mantiene usi, costumi, tradizioni, musiche e danze. Simboleggiata dal curioso Cuore di Voh, un cuore disegnato in modo naturale dalle mangrovie, la Nuova Caledonia offre chicche come l’Amborella Trichopoda, il fiore con il più antico DNA del mondo, il cagou, un uccello che abbaia e non vola, La Roche Percée, insolita roccia che riproduce un volto umano, e la paradisiaca Isola dei Pini con pini che si elevano fino a trenta metri sulla spiaggia di sabbia bianca, oltre a una distilleria di olio essenziale dell’albero Niaouli. Quest’anno, poi, si festeggiano i dieci anni della nomina della sua laguna a Patrimonio Unesco, la più grande del mondo con i suoi 24.000 km². Potrebbe essere l’occasione per chi sogna un matrimonio da favola, considerato che la legge permette ai cittadini stranieri di sposarsi qui con valore legale nel proprio paese di residenza.
Tra balene e mercati tipici, l’isola della Réunion, nel cuore dell’Oceano Indiano a poca distanza da Mauritius, offre la possibilità di uno scenografico volo in elicottero praticamente all’interno delle cascate, mentre il sempre attivo vulcano del Piton de la Fournaise regala uno spettacolo emozionante pari a quello delle incantevoli albe che si ammirano dal Piton des Neiges. Su tutto, il profumo irresistibile della Vaniglia Bourbon (antico nome dell’isola), la cui produzione è parte imprescindibile della sua storia: le prime piante furono introdotte nel cuore delle sue foreste agli inizi del XIX secolo, e tuttora rappresenta un’attività familiare trasmessa di generazione in generazione, che vede il suo punto di forza nell’eccezionale Vaniglia blu coltivata a Saint Philippe.